Violenza sui minori. Il pensiero vola a tutti gli infanti abusati, torturati e uccisi e tristemente, loro malgrado, saliti all’onore delle cronache. Non solo infanti però. Anche preadolescenti e bambini.
Nel 2020 un popolo di 77.493 bambini, di età compresa tra zero e 14 anni, è stato vittima di violenza o di abuso. Quale allegria, recitava ritornello di una vecchia canzone. Nessuna allegria infatti, ma neanche tristezza. Orrore e sdegno. Questi i termini per definire un fenomeno che i periodi di chiusura generale hanno alimentato, regalando agli ignobili possibilità infinite per perpetrare i propri crimini.
Il problema è grande: nove bambini su mille residenti, sono un popolo che porterà per sempre i segni di quanto patito. Secondo l’Istat la maggior parte degli episodi di violenza sui minori avviene all’interno della famiglia. Casa propria rappresenta, quindi, il luogo più pericoloso: un alto numero, compreso tra il 60% e il 70% , di bambini tra i 2 e i 14 anni di età ha vissuto nel 2020 episodi di violenza emotiva da parte di quelli che, con terminologia contemporanea quanto discutibile, sono definiti i caredriver, i gratuiti assistenti familiari. Eppure nell’immaginario collettivo gli italiani con i figli sono estremamente protettivi. Magari. Gli italiani per tradizione sono le grandi chiocce che tengono i piccoli sotto l’ala protettrice fino all’età adulta. I figli so’ piezz’e core si cantava. Tutto vero ma non per tutti. Spesso il pericolo è proprio nel pollaio e i poveri pulcini subiscono, da un galletto mal riuscito, ciò che nessun dovrebbe neanche immaginare. Le conseguenze potranno manifestarsi subito o nel tempo.
Il paperetto abusato, picchiato, torturato o chissacosa, nell’età adulta potrà manifestare ritardo dello sviluppo neurologico, patologie neurodegenerative e sistemiche, grave depressione, disturbo post traumatico da stress, tendenza alla dipendenza da alcolici, da stupefacenti e tendenze suicidarie, sviluppo di comportamenti aggressivi e violenti e lesivi anche contro sé stesso, e ciliegina sulla torta, tendenza, nell’età adulta, a reiterare nei confronti degli altri le violenze subite. Una lugubre investitura, quest’ultima, che garantisce il perpetrarsi dell’orrore nel tempo. Cos’altro. Situazione non facile.
La soluzione urge perché non bastano i cerotti più o meno ben applicati sulle ferite, il problema è all’origine: non bisogna farsi male. La denuncia, le indagini, la giustizia. Il vecchio adagio che invita alla prevenzione per evitare la cura, indica la via per cercare di risolvere e sanare la piaga. Prevenire significa andare ad uno stadio precedente a quello in cui succede il fatto. Se la violenza si sviluppa nelle famiglie, è dalla famiglia che bisogna cominciare, anzi da prima che la coppia si riproduca. Testare la capacità genitoriale, la tenuta emotiva della coppia può servire a mettere in luce particolari che, pur sembrando di nessuna importanza ai profani, siano per gli esperti segnali da monitorare. Siamo subissati da corsi di aggiornamento obbligatori nella professione, da corsi preparatori al matrimonio e al parto, non è astruso poter pensare ad un corso di gestione della genitorialità. Un figlio è la più bella consacrazione della famiglia. Frequentare, ancora prima del corso preparto, un corso che abitui e insegni a gestire situazioni ed emozioni derivanti dall’arrivo di un figlio, può aiutare a far suonare, se esistenti, tanti campanelli d’allarme. Quando si vuole adottare un figlio, la legge per la tutela del minore impone colloqui e confronti che possano aiutare a gestire al meglio la genitorialità nell’interesse del minore. Nessuna limitazione al desiderio di avere un figlio ma educazione ad essere genitore e a comportamenti che non siano lesivi per il bambino.
I delinquenti ci sono e ci saranno sempre, ma spesso le tragedie degli abusi e la violenza sui minori nascono anche da inadeguatezza. Provaci ora Sam. Obbligatorio correre a sirene spiegate a violenza avvenuta, e ancor di più occorre una giustizia che assicuri pena certa a chi commette questi atti ad altissimo coefficiente di degrado mentale e fisico. Il soccorso vero, però, deve cominciare da prima. Gli esperti potrebbero individuare nella coppia, che ormai sta sperimentando la routine quotidiana della convivenza e delle sue inevitabili tensioni, eventuali focolai di squilibrio e di pericolo. Forse. O forse no. Prevenire il delitto è la chiave risolutiva. Il problema ha molte sfaccettature e probabilmente servirà più di una chiave ma non si può giocare sempre in difesa, bisogna attaccare e sconfiggere. È una guerra che fa tante vittime, non si può aspettare.