Europa tra due guerre in cerca della propria identità

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Europa tra due guerre in cerca della propria identità – Non bastava il drammatico scenario ucraino a destare preoccupazione, in aggiunta è piombato come un macigno, che ha oscurato, quanto meno nella comunicazione, la guerra in territorio europeo, il conflitto israelo palestinese che, ad onor del vero, poco dovrebbe stupire se non nella rinverdita terribile violenza sotto gli occhi di tutti.

Che Hamas non sia una semplice organizzazione terroristica, ma rappresenti sostanzialmente il popolo palestinese contro la ritenuta minaccia ebraica sembra verosimile sia per la debolezza dell’Autorità impersonata da Abu Mazen, sia per le numerose manifestazioni, in tutto il mondo, a favore della Palestina che si sono guardate bene, per la maggior parte, dall’esprimere una ferma condanna agli eccidi avvenuti in Israele.

Il timore che essa rappresenti anche la Jihad islamica con stretti collegamenti con Al-Quaeda, Boko Haram o l’Isis, mi sembra poco fondato, trattandosi di organizzazioni diverse, con scopi anche distinti, sia pur con le medesime radici fondamentalistiche, ma certamente anche detto semplice timore fornisce ad Hamas una formidabile credibilità internazionale.

Ad acuire la situazione sono i sempre più numerosi focolai di antisemitismo, sparsi un po’ ovunque, che richiamano anni bui che ha avuto l’umanità il secolo scorso e che, per paradosso della storia, porta a deliranti accuse di nazismo proprio del popolo ebraico, così come Putin ha accusato di nazismo l’Ucraina.

In realtà, al netto dei folcloristici richiami al fascismo o al nazismo, si sta sempre più delineando uno strisciante conflitto per il dominio mondiale tra potenze, da una parte l’occidente con le proprie democrazie liberali e dall’altra regimi autoritari ben poco democratici.

In tutto ciò l’Europa che ruolo ha?

Certamente non può che far parte delle democrazie liberali, allineandosi con gli Stati Uniti, con l’Ucraina e con Israele, ma la sua debolezza internazionale è evidente, non riuscendo ad esprimere quella identità che le proprie radici giudaico cristiane le conferiscono.

Non stupisce, quindi, ma rammarica, che i Paesi del vecchio continente siano andati in ordine sparso sulla recente risoluzione dell’ONU, presentata da 40 Stati, per chiedere l’ingresso di aiuti umanitari a Gaza, tutele per la popolazione civile palestinese e garanzie per evitarne l’esodo forzato.

Francia, Portogallo, Belgio, Irlanda, Spagna, Lussemburgo e Malta hanno votato, insieme a Russia, Cina e Brasile, a favore, Austria, Ungheria, Croazia e Repubblica Ceca hanno votato, insieme ad Israele e Stati Uniti, contro, mentre il nostro Paese, con Olanda, Germania, Polonia, Regno Unito, Slovacchia, Svezia, Bulgaria e Romania, si è astenuto.

Tali diverse posizioni, indipendentemente dal merito delle singole decisioni, su una questione così importante fa comprendere quanto ancora siamo lontani da una vera Europa Unita, che non sia solo regolatrice di mercati, ma rappresenti una guida per il mondo intero, come meriterebbe la sua millenaria cultura.

Certo forse la decisione più equilibrata è stata l’astensione visto che votare contro aiuti umanitari appariva veramente poco condivisibile, ma anche votare una risoluzione che, volutamente, ometteva una ferma condanna agli eccidi e rapimenti di Hamas appariva inaccettabile.

L’Europa non ha un esercito comune e le decisioni sulla politica internazionale sono prese con un sistema decisamente macchinoso poco adatto alla velocità degli accadimenti, come gli attacchi di Hamas e la risposta israeliana, esse vengono assunte dal Consiglio Europeo, che dà le indicazioni, e successivamenteil Consiglio dei Ministri degli Esteri dei 27 Paesi prende le decisioni necessarie per la definizione e la messa in opera delle stesse.

Tale sistema non ha certo consentito una linea condivisa ed i singoli Stati sono andati in ordine sparso, come la risoluzione dell’ONU dimostra.

Il quadro internazionale è decisamente complesso, si intrecciano lotte striscianti per il potere su aree importanti in Africa, Asia e Medio Oriente, l’integralismo islamico assurge come grande vendicatore contro l’occidente oppressore, i massacri di cristiani in Africa, tipico esempio di odio non solo religioso ma direi razziale, si aggiungono ad atrocità ingiustificabili, la Russia si trova tra due fuochi interni dato che Putin è sostenuto dai cristiani ortodossi, ma non può certo ignorare la grande presenza musulmana nel suo Paese, così come è comodo per lui appoggiare la causa palestinese contrapponendosi agli Stati Uniti, la Cina rivendica sempre di più il suo ruolo nello scacchiere mondiale con la “polveriera” Taiwan che potrebbe scoppiare da un momento all’altro, il mondo arabo ha velleità di protagonismo non solo per le ricchezze petrolifere.

Di fronte a tutto questo l’Europa non può sonnecchiare e crogiolarsi su se stessa, né può permettersi, in nome di una inclusività vacua, di non valorizzare la propria identità giudaico cristiana, essa ha il dovere di presentarsi al mondo unita con una chiara linea di politica internazionale, di dotarsi di strumenti operativi efficaci e di veloce attuazione,  ma, soprattutto, di rappresentare una guida culturale che possa far fronte nei confronti di tutti coloro che pretendano di imporre regimi e regole che poco hanno a che fare con il rispetto e la dignità umana.

Di Antonfrancesco Venturini

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