“Bimbe costrette a matrimonio islam”/ Sbai “sinistra vuole rispettare quella cultura”

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“Bimbe costrette a matrimonio islam”/ Sbai “sinistra vuole rispettare quella cultura” – Il fenomeno delle “spose bambine”, bimbe costrette a matrimonio combinato islamico: i dati choc e il commento di Sbai, “la sinistra continua a voler rispettare la cultura dei genitori”.

In meno di due anni sono stati scoperti dalla Polizia in Italia 24 casi di bambine-ragazzine minorenni costrette a subire il matrimonio islamico “combinato”: lo riporta un’inchiesta de “La Verità” citando dati del Ministero degli Interni, del servizio “analisi criminale” della Polizia e dell’Unicef su di una “pratica”, quella delle “spose bambine”, purtroppo ancora molto presente anche nelle realtà occidentali.

Le vittime per lo più sono musulmane pakistane, rom o del Bangladesh, trasferitesi in Italia e “costrette” al Sì imposto dai parenti: la legge italiana vieta la pratica per i minori di 18 anni ma spesso o sono “clandestini” i matrimoni o sono già stati celebrati all’estero e poi resi “di fatto” qui nel nostro Paese. I casi però rischiano di essere molto più di 24 in quanto la capacità di denuncia delle vittime è molto ridotta per il timore di ripercussioni personali o familiari: c’è il caso raccontato da Fabio Amendolara su “La Verità” della bimba 12enne kosovara-rom scappato da Palermo perché volevano farle sposare un parente in Francia, ma anche la 17enne marocchina fuggita in Italia dopo esser stata costretta al matrimonio in Marocco, con tanto di denuncia dei suoi parenti. Senza andare con la mente ai tremendi casi del passato di Sana, di Saman Abbas o altre ragazze uccise dalla famiglia perché ribellatesi al sistema di regole coraniche, i casi sommersi di “spose bambine” rischiano di essere il 99%.

L’ACCUSA DI SOUAD SBAI: “LA SINISTRA ACCETTA QUELLA CULTURA LÌ…”

Il report presentato dalla Polizia e citato dal quotidiano di Maurizio Belpietro è agghiacciante: «I dati, inevitabilmente, fotografano una situazione sottodimensionata rispetto a quella reale. L’emersione di questo reato, infatti, non è facile perché spesso si consuma tra le mura domestiche e le vittime sono quasi sempre ragazze giovani, nate in famiglie connotate da forte cultura patriarcale, costrette ad abbandonare la scuola, talvolta obbligate a rimanere chiuse in casa nell’impossibilità di denunciare». Raggiunta da “La Verità” per commentare la realtà atroce dei matrimoni combinati, l’ex parlamentare italo-marocchina Souad Sbai punta il dito contro chi in Italia non vuole vedere il “fenomeno”: «Le femministe di una certa sinistra radical chic continuano a ripetere che è la loro cultura, che bisogna rispettare le loro tradizioni. Ma quali tradizioni? Alcune comunità di immigrati non permettono alle figlie di andare a scuola, di emanciparsi, e quello è il primo passo verso un matrimonio forzato». Per l’ex deputata di Centrodestra, oggi presidente di Acmid-Donna onlus (associazione che tutela i diritti delle donne musulmane in Italia) il problema delle “spose bambine” non è da sottovalutare: «Non si è voluto fare nulla per questa problematica. Quando Laura Boldrini era presidente della Camera e chiedevamo di essere ascoltati per far conoscere cosa accadeva, non nei Paesi d’origine di questi cittadini ma in Italia, non siamo neppure stati ricevuti». Per Sbai non basta accogliere le persone nel nostro Paese e dare loro magari un reddito di cittadinanza per sentirle integrate: «Bisogna intervenire sull’integrazione, con la cultura. Cosa si fa per una donna musulmana che rifiuta un matrimonio forzato o che è vittima di violenza? Nulla […] E spesso sono proprio le istituzioni a fregarsene».

Pubblicato il 10/01/2022 ilsussidiario

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