Qatar 2022: l’allarme del sindacato mondiale dei calciatori sui diritti umani

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Qatar 2022 – La Fifpro, il sindacato mondiale dei calciatori professionisti, ha diffuso il resoconto della visita della sua delegazione in Qatar, in vista del Mondiale 2022. Il responso è in chiaroscuro: vi si parla di rispetto ancora parziale sul tema dei diritti umani. E la richiesta è di accelerare urgentemente: “Con la Coppa del Mondo che si avvicina tra meno di un anno – si legge nel comunicato – la Fifpro ha intrapreso una nuova visita in Qatar con una serie di incontri per approfondire la difesa dei diritti umani nello Stato del Golfo. La delegazione, composta dal neoeletto presidente della Fifpro David Aganzo, dal segretario generale Jonas Baer-Hoffmann e dal vice segretario generale Simon Colosimo, ha tenuto incontri con l’ufficio dell’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) in Qatar e con il suo partner Building and Wood Workers International (BWI)”.

Il presidente della Fifpro Aganzo ha presentato al presidente della Fifa Infantino la richiesta della categoria: “Dare urgentemente più peso ai miglioramenti dei diritti umani prima dell’inizio della Coppa del Mondo”. Il segretario Baer-Hoffmann ha sintetizzato lo stato dell’arte e le perplessità residue: “Le riforme legislative in Qatar sono state ampiamente riconosciute dalle istituzioni internazionali. Tuttavia è chiaro che nella pratica molti lavoratori e cittadini non godono ancora dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Questo emerge dal rifiuto dell’abolizione del sistema kafala, dall’abuso ricorrente di lavoratori edili e domestici, e dalla questione della mancanza di accesso a un processo equo come evidenziato dal caso in corso di Abdullah Ibhais”.

Il primo riferimento è al cosiddetto sistema kafala di tutela dei minori, in vigore in Qatar, che potrebbe in alcune circostanze mascherare forme di sfruttamento. Il secondo riferimento è invece al caso dell’ex collaboratore del settore marketing di Qatar 2022, il trentacinquenne giordano Abdullah Ibhais – condannato nell’aprile scorso a 5 anni di carcere per uso improprio di fondi e corruzione – che ha chiesto la revisione del processo. La Fifpro segnala inoltre “le preoccupazioni espresse da molti attori per i diritti della comunità LGBTQIA+ in Qatar. In tutte queste aree abbiamo bisogno di vedere un cambiamento più urgente perché la Coppa del Mondo possa davvero realizzare la sua preannunciata eredità positiva e duratura”.

Il presidente della Fifpro Aganzo ha incontrato nell’occasione il presidente della Fifa Gianni Infantino. Il sindacato dei calciatori riassume così le richieste presentate a Infantino, tra le quali spicca l’esigenza di una partecipazione più diretta dei calciatori nel governo del calcio: “La necessità di un’azione immediata sulle priorità della politica del calcio come la riforma del sistema dei trasferimenti, il razzismo e gli abusi sessuali nel gioco e la riforma responsabile del calendario delle partite e delle competizioni internazionali. E la riforma della governance in modo da dare ai giocatori la loro giusta posizione nel processo decisionale su questioni che riguardano le loro carriere, i loro mezzi di sostentamento e lo sport”.

Significativa la chiosa finale di Aganzo: “È stato un privilegio avere l’opportunità di conoscere in prima persona la situazione dei lavoratori migranti in Qatar e capire cosa dobbiamo fare noi, la comunità internazionale del calcio, prima della Coppa del Mondo. Il calcio non può ancora essere soddisfatto dei progressi fatti finora e chiediamo al governo del Qatar, alla FIFA e a tutte le altre parti interessate di fare di più per aiutare coloro che sono ancora privi dei diritti umani fondamentali e della libertà. È stato inoltre importante riferire di prima mano a Gianni Infantino le preoccupazioni affrontate dai giocatori di tutto il mondo. Il calcio ha molte sfide, dal razzismo al calendario sovraffollato al sistema dei trasferimenti che svantaggia molti giocatori, e altro ancora. Governare il gioco deve significare affrontare finalmente queste e molte altre questioni. E questo può essere fatto solo se organizzazioni come la nostra, che rappresenta i giocatori nel cuore del gioco, hanno il loro giusto spazio nella governance del calcio.”

Repubblica

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