Trattativa Stato-mafia – In primo grado erano stati tutti condannati a pene severissime. Dichiarate prescritte le accuse al pentito Giovanni Brusca. Pena ridotta al boss Leoluca Bagarella. Confermata la condanna del capomafia Nino Cinà
La corte d’assise d’appello di Palermo ha assolto al processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia gli ex ufficiali del Ros Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno e il senatore Marcello Dell’Utri, accusati di minaccia a Corpo politico dello Stato. In primo grado erano stati tutti condannati a pene severissime. Dichiarate prescritte le accuse al pentito Giovanni Brusca. Pena ridotta al boss Leoluca Bagarella. Confermata la condanna del capomafia Nino Cinà.
Quella scorsa è stata la terza e ultima notte di Camera di consiglio per i giudici della Corte d’assise d’appello di Palermo che si sono riuniti lunedì per emettere la sentenza del processo d’appello sulla trattativa tra Stato e mafia. Nell’ultima udienza, al bunker del carcere Pagliarelli, prima ci sono state le repliche della difesa dell’ex senatore Marcello Dell’Utri, del generale Mario Mori e del colonnello Giuseppe De Donno, e del generale Antonio Subranni, tutti accusati di minaccia a corpo politico dello Stato, e poi i giudici, presieduti da Angelo Pellini, si sono riuniti per deliberare.
Le richieste della Procura
La Procura generale di Palermo, al termine della requisitoria, aveva chiesto alla corte d’assise d’appello di confermare le condanne inflitte in primo grado a boss, ex carabinieri e politici imputati di minaccia a Corpo politico dello Stato. In primo grado il boss Leoluca Bagarella fu condannato a 28 anni di carcere, gli ex ufficiali del Ros Mario Mori e Antonio Subranni, l’ex senatore di Fi Marcello Dell’Utri e l’ex medico fedelissimo di Toto’ Riina, Antonino Cinà furono condannati a 12 anni. Otto anni la pena inflitta all’ex capitano del Ros Giuseppe De Donno.
Il processo di primo grado
La Corte, in primo grado, aveva dichiarato il “non doversi procedere” nei confronti del collaboratore di giustizia Giovanni Brusca per intervenuta prescrizione visto il riconoscimento delle attenuanti previste per i collaboratori di giustizia. Brusca ha partecipato al processo in collegamento da una località riservata, dopo essere stato scarcerato per fine pena, tra le polemiche, la settimana scorsa, dopo 25 anni di detenzione. Anche Massimo Ciancimino era stato condannato a 8 anni per calunnia e concorso esterno ma poi, nel secondo grado, la sua posizione è stata stralciata perché il reato è andato prescritto.