L’Amore che muove il sole e le altre stelle

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Simonetta Di Pippo

Simonetta Di Pippo, astrofisica italiana a capo dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari dello spazio Extra-atmosferico

Così scriveva Dante Alighieri, più di settecento anni fa, a proposito della grandezza di Dio, che finalmente, a completamento del suo viaggio nei tre regni dell’oltretomba, era riuscito a contemplare, oltre il Paradiso Terrestre. Un viaggio immaginario, sognando un’universo, quello aristotelico, fatto di cieli, di arcangeli, di potenza e grandezza. Ma soprattutto di Amore, di passione, di spirito e di volontà.

È la volontà di conoscere e sperimentare, che da secoli accompagna l’essere umano nelle sue scoperte per provare ad andare oltre quei limiti spesso angusti in cui ci confiniamo. È lo stesso straordinario talento ed entusiasmo che ritroviamo nelle parole di Simonetta Di Pippo, astrofisica italiana, una delle prime donne a capo di un Ufficio delle Nazioni Unite, quello per gli Affari dello spazio Extra-atmosferico, con sede a Vienna. Quello dove arriva Dante, per capirci.

Una passione e un viaggio che comincia da lontano, quando nel’86, dopo una laurea in Astrofisica alla Sapienza, viene assunta dal’Agenzia Spaziale Italiana.

“Era quello che avevo sempre desiderato fare, fin da piccola; riconosco che è stato un percorso duro, pieno di sacrifici. Non tutti all’inizio hanno creduto in me, soprattutto alcuni professori maschi… Mi farebbe piacere fargli vedere oggi dove sono arrivata e farli ricredere sul mio conto”.
Solo per citare alcuni incarichi: Esperta Europea per la NASA del programma internazionale di esplorazione di Marte; dal 2008 a 2011 Direttrice del Volo Umano presso ESA; dal 2009 al 2016 co-fonda e dirige l’associazione Women in AeroSpace-Europe, associazione senza scopo di lucro con l’obiettivo principale di espandere la rappresentanza e la leadership delle donne nel settore aerospaziale. Oltre a numerose pubblicazioni, cattedre presso diverse università, due libri, articoli e interviste sulle più prestigiose riviste scientifiche .
“Nel mio settore, ho potuto constatare che più di disparità di genere, si parla di “assenza” di genere, vale a dire che la componente femminile è piuttosto scarsa. Complice non soltanto un retaggio culturale maschilista e diffidente che ancora sopravvive in certi ambienti, ma spesso la mancanza di figure professionali adeguatamente preparate. Sto parlando delle Discipline Stem – acronimo di Science, Technology, Engineering, Mathematics – studi a cui accedono poche ragazze” – ha sottolineato la Di Pippo, durante l’intervento del 24 marzo scorso al webinar “Libere di Esserci: il ruolo delle donne in Europa” promosso dal progetto “Dire Donna Oggi”.
“Si rende necessario ridisegnare le strategie e le competenze lavorative delle nuove leve, insistendo su quella digitalizzazione e informatizzazione indispensabile non solo nel mio settore, ma in tutto lo scenario lavorativo post pandemia”.
E cosa dire delle discriminazioni e delle differenze salariali, il cosiddetto gender pay gap, oggi al centro delle riforme sociali e di parte dei fondi Europei per la ricostruzione?
“Per fortuna Le Nazioni Unite, per vocazione e fondazione, sono un’isola felice da questo punto di vista; il bilanciamento di genere è una sorta di “mantra quotidiano” qui, che ci consente di arrivare al 50% di presenza femminile. Non possiamo giocare la partita con metà squadra. Il traguardo della scienza e del progresso è un goal da raggiungere insieme, in maniera equilibrata, puntando proprio sulla diversità come valore aggiunto”.

È con questo spirito che l’ESA, a fine marzo, apre le sue candidature inclusive, a neo laureate e disabili, alla ricerca di nuovi astronauti e astronaute da mandare nello spazio.
“Mi sento di dire- conclude la Di Pippo- che la realizzazione personale, come nel mio caso, è stata di esempio e non un intralcio alla mia vita privata. Mio figlio ha potuto constatare come, con sacrificio, passione, e anche un pò di fortuna, si possa ottenere quello che si desidera e continuare a gestire una vita serena anche in ambito familiare, senza rinunciare a cercare le stelle..”.

Di Elena Pompei e Luigia Aristodemo

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