La violenza del conformismo

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democrazia

Esiste la Libertà e l’idea di Libertà  così come esiste la democrazia e l’idea di democrazia. Ogni valore e ogni principio, si può declinare nella sua teorizzazione e nella sua concreta attuazione.
Facciamo un esempio: se io dico che il green pass è uno strumento di Libertà, perché consente di usufruire delle infrastrutture e dei servizi di una società colpita dalla pandemia, la regolamentazione concreta delle attività sociali attraverso il green pass diventa una manifestazione concreta di Libertà e di democrazia. Viceversa, se dico che il green pass è uno strumento discriminatorio perché l’emergenza sanitaria non può giustificare la compromissione dei diritti inviolabili della costituzione, allora l’adozione di questo strumento,  diventa espressione di uno Stato illiberale e demagogico.

Non esiste un criterio assoluto per risolvere questo contrasto, poiché solo la conoscenza effettiva dei fenomeni e il confronto democratico possono consentire il formarsi di una sensibilità e di una coscienza collettiva in grado di orientare il legislatore e una classe dirigente che voglia essere realmente rappresentativa e rifugga da tentazioni ideologiche o da interessi personali.
Se valori fondamentali come quelli di Libertà e democrazia diventano autoreferenziali e possono cambiare a seconda delle necessità, allora la Libertà e la Democrazia effettive, sono morte e il rischio del totalitarismo è dietro l’angolo.

Oggi le dittature sono più subdole che in passato, nessuno va a rasare i capelli o a somministrare olio di ricino ai dissidenti del regime. Le tecniche si sono raffinate e la TV e i social network, sono gli strumenti dei nuovi dittatori. Il meccanismo è semplice: tutti sostengono un principio, una necessità o un bisogno e immediatamente questo viene amplificato dai media e, automaticamente, diventa un valore condiviso, vero e incontestabile. Chi si oppone al mainstream è additato con appellativi creati ad arte come dietrologo, no-questo o no-quello, populista,  reazionario o fascista. In poco tempo ci sarà gente che, pur rinchiusa nella loro casa, canterà dalle terrazze o darà la caccia a quelli che hanno la sfrontatezza di mettere in discussione la regola imposta. Tutti, però, potranno dire la loro e, infatti, basterà postare le proprie idee su Facebook che l’idea di Libertà e di democrazia sarà salvata, non importa se un minuto dopo tutto si dissolve, nell’illusorio mondo dei social. In questo sistema, non importa più nemmeno andare a votare,  anzi l’astensionismo, criticato ma non osteggiato, diventa un’altra allucinata manifestazione di libertà,  in questo “brave new world” del conformismo di massa.

Qualcuno di sicuro starà pensando: “suvvia, non esageriamo! In fondo ognuno di noi è libero di fare e dire quello che vuole e viviamo in una società dove tutti sono tutelati e dove il benessere è diffuso tra tutte le classi sociali”. Ebbene, è proprio questa la conferma della assoluta violenza del conformismo di massa: il prezzo che tutti noi siamo disposti a pagare per rinunciare alla nostra libertà e alla democrazia, è il soddisfacimento di semplici bisogni, che non sono nemmeno nostri, ma che ci vengono indotti da un sistema che si è ormai impadronito delle nostre menti.
Non so se esiste una soluzione per questo sistema malato, ma la consapevolezza di lasciare ai nostri figli un mondo senza cultura dell’individuo e senza valorizzazione delle diversità, mi induce a simpatizzare per ogni teoria alternativa e per ogni tentativo di rompere col pensiero dominante.
In un panorama politico dove tutti dicono le stesse cose e lottano per i propri interessi personali,  la vera novità, che potrebbe giustificare l’impegno politico delle nuove generazioni e di tutti i benpensanti, potrebbe essere proprio quella di combattere ogni forma di conformismo e sradicare o riformare il sistema delle comunicazioni e della manipolazione delle coscienze, ripristinando la supremazia della Cultura (che non è solo quella dei libri), sul denaro, il valore assoluto della persona e la centralità dell’uomo.

Di Luigi Cappelli

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