Pakistan: bambino indù di 8 anni condannato a morte per blasfemia

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Pensi di essere arrivato al peggio, ma non è mai così. Il sito “Fanpage.it” ha reso noto che in Pakistan e precisamente nella città di Rahim Yar Khan, nella nota regione del Punjab, un bambino di 8 anni di religione indù, per aver fatto pipì nella biblioteca di una madrasa, è accusato di blasfemia contro l’islam. Naturalmente finora non è mai successo a una persona di così tenera età, nemmeno nei confronti delle minoranze perseguitate tra cui quella cristiana: le più colpite da questo reato introdotto dal generale Muhammad Zia – ul – Haq nel 1986 e contestato anche all’interno del Paese.

Il bambino, che tra l’altro soffre di problemi psichiatrici, è “sotto protezione” perché è stato minacciato da fanatici islamici. Prima però, il 4 agosto scorso, è stato arrestato dopo aver commesso la sua “colpa”.

In seguito, come pretesto, è stato distrutto un tempio indù. Il primo ministro Imran Khan ha cercato di gettare acqua sul fuoco con i musulmani che si sono sentiti “offesi” dal gesto del piccolo, che è uscito di prigione su cauzione, ma viste le minacce contro di lui la polizia lo ha trattenuto (ogni musulmano può sentirsi autorizzato ad ucciderlo).

Sull’agghiacciante vicenda è intervenuta anche Amnesty International, che nella persona di Said Rimmel Mohidin, il quale si occupa della situazione nell’Asia Meridionale, ha ricordato che questa è la settimana della Giornata Nazionale delle Minoranze in Pakistan (sarà dopodomani mercoledì 11 agosto) e ha esortato le autorità locali “ad abrogare urgentemente questa perniciosa legge sulla blasfemia”.

Alessandra Boga

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