In Corsica è rivolta contro la polizia francese, ecco cosa sta succedendo

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Corsica – Proteste senza sosta da oltre una settimana, in tutto 67 persone sono rimaste ferite, di cui 44 agenti. A far scoppiare i disordini la violenta aggressione in carcere ai danni dell’indipendentista Colonna.
In Corsica è in corso una vera e propria rivolta che ha riacceso lo spirito separatista dell’isola francese. Da oltre una settimana, centinaia di studenti corsi stanno protestando senza sosta a sostegno del militante indipendentista Yvan Colonna, aggredito brutalmente da un detenuto nel carcere di Arles, nella regione della Provenza. L’uomo, che si trova ora ricoverato in gravi condizioni, sta scontando un ergastolo per l’assassinio del prefetto francese Claude Erignac, avvenuto nel 1998. I manifestanti, che sono scesi in piazza al grido di “Statu Francese Assassinu”, accusano Parigi di essere responsabile del tentativo di omicidio del militante.

Nel corso della settimana gli scontri tra polizia e indipendentisti si sono intensificati e questa domenica la protesta di Bastia è degenerata in “guerriglia urbana”, mentre. Lacrimogeni, cannoni ad acqua, molotov, bombe agricole e pietre recuperate dalle ferrovie hanno caratterizzato la giornata di domenica, che si è conclusa con un bilancio di 67 feriti, tra cui 44 membri delle forze dell’ordine. “I rivoltosi hanno sparato numerosi colpi con pistole a pallini contro membri delle forze dell’ordine”, spiega la prefettura che in un comunicato ha invitato gli abitanti “del centro di Bastia a non lasciare le loro case”. Scontri così violenti si sono prodotti anche a metà settimana ad Ajaccio dove 14 persone sono rimaste ferite e i manifestanti hanno incendiato e saccheggiato il tribunale giudiziario.

Per provare a trovare una soluzione si è recato oggi in Corsica il ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin, che intende, si legge in una nota, “aprire un ciclo di discussioni con i rappresentanti e le forze vive dell’isola”, e provare a dare risposta alle “richieste dei rappresentanti corsi sul futuro istituzionale, economico, sociale o culturale”, soprattutto “quelle del presidente del Consiglio esecutivo, Gilles Simeoni”, un ex indipendentista eletto rappresentante dell’isola che chiede lo statuto speciale autonomo.

Le proteste sono iniziate lo scorso 2 marzo, quando Yvan Colonna, che nel 1998 uccise assieme ad altri indipendentisti il prefetto Claude Erignac, considerato un simbolo dell’“occupazione francese” nell’isola, è finito in coma dopo essere stato brutalmente aggredito da un altro detenuto. Secondo le ricostruzioni Colonna è stato sorpreso nella sala pesi della palestra della prigione, dove è stato picchiato e strangolato per più di otto minuti da un uomo legato al terrorismo islamico.

La ricostruzione dell’accaduto non però ha convinto i corsi, che sono scesi in strada per protestare contro lo “Stato assassino”, sulla spinta dei partiti nazionalisti. I manifestanti pongono l’accento sul fatto che nell’attentato non può non esserci una compartecipazione delle autorità francesi, in quanto Colonna si trova in uno stato di sorveglianza continua, ed è stato soccorso solamente dopo otto minuti dall’aggressione, quando si trovava ormai in uno stato di incoscienza.

“Come può un prigioniero severamente sorvegliato aver subito un tale attacco?” si è chiesto il partito indipendentista Corsica Libera. “Il suo status di prigioniero di alto profilo è servito solo a tenerlo rinchiuso lontano dalla sua famiglia, lontano dalla Corsica per la quale si è costantemente battuto e per la quale ha dato ventuno anni di libertà”, hanno affermato in un comunicato. Impegnato da sempre nei movimenti indipendentisti corsi, Colonna si trovava in carcere in Francia, a causa, dicono i militanti, di “politiche di deportazione dello Stato francese che mira alla dispersione e all’allontanamento dei prigionieri politici indipendentisti dai loro legami affettivi e politici”.

Su questa vecchia richiesta, che è diventata un grande punto di tensione politica sull’isola negli ultimi giorni, sono stati fatti dei passi in avanti. In seguito agli scontri il primo ministro francese Jean Castex ha deciso di revocare lo status di “detenuto di alto profilo” non solo a Yvan Colonna, ma anche ad Alain Ferrandi e Pierre Alessandri, suoi complici, “in uno spirito di pacificazione”. Questo status ha impedito per anni il loro trasferimento in una prigione corsa. Questa decisione, che si applica “senza indugio”, apre così la strada ad un riavvicinamento nell’isola dei due prigionieri.

La concessione arriva dopo che per anni attivisti e politici nazionalisti hanno chiesto la revoca di questo status e il trasferimento dei tre detenuti, ritenuti “prigionieri politici”, richieste che fino a questo momento sono sempre state respinte dai governi francesi, che ritengono che le carceri corse non siano adatte a “detenuti di alto profilo”.

I passi in avanti non sono però stati sufficienti a placare le proteste. Su Twitter il collettivo indipendentista Ghjuventù Libera sottolinea le rivendicazioni dei manifestanti: verità sul tentato assassinio di Colonna, il rilascio di tutti i prigionieri politici e l’avvio di un processo di riconoscimento del popolo corso. E finchè non riusciranno ad ottenerlo, dicono, non si fermeranno.

Tra i giovani corsi, l’attentato all’attivista nazionalista e il ripetuto rifiuto dell’esecutivo di trasferire i membri del commando Erignac in una prigione dell’isola hanno alimentato un profondo sentimento “antifrancese”.

Per Paul-François Paoli, giornalista esperto della questione, il militante nazionalista rappresenta una parte della Corsica che “non si sente più francese”. Non tutti i manifestanti sono “necessariamente nazionalisti” ma ciò che accomuna tutti quelli che sono scesi in piazza è il senso di ingiustizia e la rabbia contro le istituzioni nazionali. Secondo i dimostranti “l’amministrazione penitenziaria è più permissiva con un terrorista islamista che con un nazionalista corso” e da lì a pensare “che sia stato ordito un complotto per eliminarlo il passo è breve”.

Per il giornalista de LeFigaro “questa vicenda è una manna per i nazionalisti radicali pro-indipendenza, che vogliono mettere i bastoni tra le ruote a Gilles Simeoni (presidente della giunta regionale corsa, ndr), accusato di fare un patto con lo Stato”. Secondo lui i media nazionalisti sono stati in grado di “formattato le menti di questi giovani”, molti dei quali all’epoca dell’omicidio di Erignac non erano neanche nati, facendo passare “Colonna per una vittima, anche se è stabilito, fino a prova contraria, che faceva parte del commando che sparò a Claude Erignac”.
Europatoday

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