Da Lisistrata a Kabul, il metodo insegna

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identità

Basta la parola. La lapidaria affermazione pubblicitaria di un tempo che fu, oggi sembra calzare a pennello per indicare l’ennesimo momento di regresso nella storia degli uomini. Purtroppo ancora uno e molto, molto pericoloso. Kabul. E ho detto tutto, recitava un grande comico. Triste ma vero.

Cosa aggiungere ad uno scempio di libertà, diritti e pace perpetrato sotto gli occhi di un intero mondo, apparentemente prono a determinati eventi. Lasciando a casa Ecuba e le sue compagne di lamento, chiediamo invece aiuto a Lisistrata. Il caro vecchio Aristofane, che da maschio conosceva i maschi, attraverso la storia di Lisistrata, indica con chiarezza alle donne come avere ragione dei maschietti sopraffattori. Soluzione pacifica, ovvio, senza armi, veleni, gas, quisquilie e pinzilacchere.

Alle donne di Kabul e limitrofe, i media regalano scandalizzati e pietosi report sull’ingiustizia subita, sugli orrori perpetrati dagli oscuri sbandieratori del nero vessillo. Giusto, sacrosanto. I media servono a questo, ci mancherebbe. Alla kermesse mediatica non manca la partecipazione di psicologi e politici. Tanta rabbia, tanto scandalo. Una ideuzza piccola, per uscire da quell’inferno, per  non arriva. Nessuno che riconosca il potere delle donne e, nello specifico caso delle donne afghane. Nessun sapiente, osservatore o stratega suggerisce loro un modo che le aiuti a neutralizzare l’oscura forza che si è di nuovo impadronita del loro futuro.

Dall’antica Atene si alza però una mano e tenta di intervenire nel dibattito. È Lisistrata, che ricorda alle donne oppresse e maltrattate, la forza che tutte insieme possono avere. Si tratta di aiutare quelle meno consapevoli e poi tutte insieme a usare le armi, cosiddette femminili, per debellare la schiavitù. Talebani o meno, tutti gli uomini non possono non convenire con Aristofane quando sostiene che “non si può vivere con questo accidente, né senza!” (vv. 1038-1039). Anno 2013: la rete impazzì per un aforisma:” “La Grecia è al collasso. Gli iraniani stanno diventando aggressivi. Roma è nel caos. Bentornati al 430 A.C.” Sostituiamo gli Iraniani con i Talebani e aboliamo il divenire per uno stato di violenza conclamata.

L’aforisma torna attuale. Ma forse è da quel passato che si può ripartire: lo sciopero del sesso della Lisistrata di cui sopra, è la dimostrazione che una strategia win-win, di medio lungo termine, per certe operazioni di peacekeeping funziona. Oh yeah. È in questa chiave che le donne afghane devono muoversi. Occhio: non è lo specifico ma il metodo.

L’Acropoli fu occupata dalle donne, che si impadronirono del tesoro pubblico; i vecchi di Atene tentarono di riconquistarlo, e furono respinti: soltanto allora, il probulo che li guidava fu incitato a interrogare Lisistrata sui motivi della sua azione inusitata. Quest’ultima spiegò che le donne erano state coinvolte in una decisione politica catastrofica, la guerra, senza aver potuto partecipare alla sua deliberazione, perché obbligate – pur essendo cittadine e svolgendo nella polis una funzione vitale – a tacere e stare in casa. Opperbacco. Ogni riferimento a persone e nazioni è ovviamente voluto.

Il ricatto di Lisistrata ebbe successo a causa della incontenibile incontinenza maschile. Saranno uomini anche i Talebani. Anche loro col neuroncino alla deriva. E allora forza ragazze, metodo! Il mondo femminile è tutto dalla vostra parte!

Di Fabiana Gardini

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